CarbonSink è con COSV per la sostenibilità in Mozambico: intervista ad Antonio Guiso

“Strengthening Financial Sustainability and Biodiversity in the National Reserve of Gilè” è un progetto triennale che portiamo avanti in Mozambico, nelle aree circostanti la Riserva Nazionale di Gilè, con l’obiettivo di garantire la sostenibilità ambientale ed economica nella zona. Per ottenere questi risultati, è fondamentale che le comunità possano continuare a vivere nell’area, senza essere escluse dalle possibilità del mercato, beneficiando delle risorse e diventandone al tempo stesso i garanti. Con questo scopo, provvediamo ad arricchire ed ottimizzare un piano di gestione – già predisposto con un precedente intervento – in grado di bilanciare gli obiettivi di conservazione della biodiversità della zona (riduzione della pressione antropica), con le necessità di sviluppo comunitarie (turismo sostenibile, potenziamento infrastrutturale, tecniche agricole, sfruttamento della foresta…).
All’interno del nostro percorso, si inscrive l’intervento di CarbonSink, una società specializzata nello sviluppo di strategie di mitigazione del cambiamento climatico, che è nostro partner dal 2016 e contribuisce a pianificare e coordinare la distribuzione di 4.000 stufe efficienti. Lo scorso 23 marzo, abbiamo incontrato Antonio Guiso, Responsabile LCA, Carbon Footprinting e manager della componente carbon sul progetto.

 

Con quale interesse CarbonSink ha partecipato alle attività del progetto?
Puntiamo a creare un mercato locale per le stufe efficienti nell’aria rurale di Gilè e nell’aria urbana di Gilè, Pebane e, si spera, Quelimane. Creare un mercato locale, vuol dire non solo introdurre questo strumento innovativo – alimentato da biomasse – ma anche insegnare agli abitanti delle zone in cui interveniamo ad utilizzarlo e a produrlo, facendo in modo che le attività progettuali si auto-sostengano nel tempo. Il nostro intento è di lasciare qualcosa alle popolazioni con cui lavoriamo, renderle autonome di proseguire il loro percorso di sviluppo sostenibile.

 

Come è stato concepito il vostro intervento nell’area?
La zona dove abbiamo scelto di intervenire, vede uno sfruttamento troppo intenso delle risorse naturali. In particolare, gli abitanti delle aree vicine alla Riserva di Gilè impiegano un gran quantitativo di legname per la produzione di carbone, con effetti dannosi in termini di disboscamento (per produrre 1 kg di carbone, sono necessari 7 kg di legna) e di emissione di anidride carbonica. Ci siamo domandati, in primis, come avremmo potuto agire per la riduzione del consumo di carbone: l’introduzione delle stufe efficienti, alimentate da biomasse, avrebbe agito sulla domanda di combustibile. Il nostro scopo non è quello di annientare la produzione di carbone, ma renderla sostenibile. Le biomasse sono rinnovabili, ma è importante dare il tempo alle foreste di ricrescere, senza sovrastare il sistema-natura con un ritmo aggressivo di disboscamento.

 

Com’è stata definita la strategia progettuale? In che modo è stata coinvolta la comunità locale?
Per definire la baseline delle attività, abbiamo misurato il consumo di legna e carbone nelle aree di intervento, prestando attenzione alle abitudini culturali e culinarie delle famiglie. Abbiamo sviluppato un’applicazione per tablet, che è stata utilizzata direttamente dai ragazzi mozambicani per raccogliere interviste e fare esperimenti (sia nei centri urbani che nelle aree rurali). Per ottenere ulteriori dati, poi, abbiamo scelto delle famiglie campione, di cui abbiamo analizzato il consumo di legna nell’arco di tre giorni. Abbiamo poi iniziato la consegna delle stufe efficienti e i training di costruzione e utilizzo.
Nel progetto sono state coinvolte le municipalità, i rappresentanti delle comunità locali e, soprattutto, i comitati di rappresentanza delle donne mozambicane, utilizzatrici finali delle stufe. Lo scorso 1 marzo, durante un local stakeholders meeting, si è tenuta una dimostrazione, durante la quale abbiamo chiesto alle donne di cucinare un piatto tipico utilizzando le nostre stufe: sono state molto più veloci di noi ad accendere il fuoco!

 

Impatti e benefici?
La diffusione delle stufe efficienti ha risvolti positivi in materia di sostenibilità ambientale e sostenibilità economica.
Ci sono alcuni effetti più intuibili come il miglioramento delle condizioni di salute della popolazione (grazie alla minore emissione di fumi tossici) e il rimboschimento forestale. Ovviamente, l’impatto sarà più forte e tempestivo nelle aree rurali, mentre in quelle urbane, ben più estese ed affollate, non possiamo aspettarci di ottenere risultati immediati. In questi contesti, abbiamo deciso di lavorare con piccole realtà locali, insegnando a fabbricare le stufe e gettando, così, le basi per la nascita di un mercato: con la diminuzione del consumo di carbone, infatti, chi utilizza le nostre stufe efficienti noterà anche un risparmio in termini economici, sentendosi più incentivato a produrle/comprarle.

 

CarbonSink è una società privata: come nasce la partnership con il settore no-profit? Qual è stato il ruolo rivestito in questo progetto?
Per un’impresa la collaborazione con le Ong può generare un valore economico, grazie alla possibilità di entrare in nuovi Paesi, o di crescere nei Paesi in cui sono già presenti, di qualificare il proprio sistema di relazioni e innovare la propria capacità di stare nel mercato. Allo stesso tempo, una società privata, tramite i suoi investimenti, può contribuire alla sostenibilità economica dei progetti di cooperazione.
Quella della nostra società, è una storia di progetti volti alla riduzione dell’impatto climatico, in cui è forte la componente della climate finance, un nuovo canale finanziario che permette di rendere economicamente sostenibili i progetti e che intendiamo portare anche in Mozambico non più tardi del 2018.
In questo progetto, nello specifico, CarbonSink è intervenuto con lo strumento del payment for ecosystem services, che permette di tradurre valori ambientali “non di mercato” in incentivi finanziari per gli attori locali, di modo che questi, attraverso le buone pratiche, promuovano la biodiversità e la salvaguardia del capitale naturale (la foresta di Gilè).