La sicurezza alimentare nel Matabeleland, in Zimbabwe

Come in molte altre aree del pianeta meno fortunate, anche nel Matabeleland, dove il Cosv opera con un progetto di supporto agricolo, le persone prendono le loro decisioni pianificando la loro vita con scadenze a breve termine (due-tre mesi) e ovviamente cercando di risparmiare al massimo i soldi che possiedono. Da qui il successo di qualunque iniziativa volta a risolvere i problemi di questa area di savana marginalizzata dal resto dello Zimbabwe: qualunque organizzazione, ente, compagnia o multinazionale che promette di dare un aiuto è benvenuto.

E’ sempre stato così da quando il Paese è diventato indipendente, e le persone lo sanno. Ogni anno aspettano la distribuzione di aiuti alimentari, semi e donazioni che regolarmente arrivano, alimentando una dipendenza dai donatori.

Il nostro progetto è riuscito a fare in modo che un gruppo di cento agricoltori specializzati coltivino piante di cereali e leguminose, che daranno semi necessari per tutte le famiglie residenti nella zona e che potranno comperarlo in loco senza aspettare aiuti o senza cadere nelle trappole commerciali delle ditte sementiere. I semi sono riutilizzabili più anni e quindi la sicurezza alimentare da un certo punto di vista e’ assicurata.

Grazie alle fiere agricole, i commercianti di altre città ed i contadini di altre zone possono acquistare i semi sia dai produttori che dai contadini che riescono ad avere un’eccedenza di raccolto. Si può pagare sia in contanti che in natura, svincolandosi dalle logiche di mercato che impongono di vendere all’esterno e con contratti male accettati dalla maggioranza. Questa fase è in via di perfezionamento, e molto ci dirà questo ultimo anno di progetto.

Il progetto vuole creare la possibilità di svincolarsi dalla dipendenza dagli aiuti: produrre quindi i propri semi, coltivarseli e vendere i raccolti all’interno della comunità.

Due fatti sono accaduti recentemente mentre si effettuavano visite di campo. Durante una visita abbiamo incontrato un agricoltore che esponeva all’entrata del suo campo il cartello di una nota multinazionale sementiera: gli era stato regalato un certo quantitativo di semi di mais che lui avrebbe coltivato per conto della multinazionale in cambio di un profitto. I semi di queste varietà  non possono essere riseminati (bisogna comperare i semi ogni anno) ed il raccolto deve essere venduto o consumato. Il fatto che il guadagno non sia eccezionale, che il mais non cresca se piove poco, che la riduzione della biodiversità in aree a rischio di desertificazione sia letale per il mantenimento dell’ecosistema, che con il passare degli anni coltivando solo una coltura si perda la fertilità del terreno poco importa: tra quattro mesi il contadino potrà felicemente mettere in tasca circa 300-400 dollari. Il prossimo anno si vedrà. Nel frattempo le multinazionali si assicurano la diffusione dei loro semi e sempre più costosi.

Nel corso di un’altra visita, passando in una zona pressoché non abitata, abbiamo notato una macchina in difficoltà. Fermandoci per dare aiuto abbiamo visto che il conducente era un orientale. Molto tranquillamente ci ha detto che faceva un giro per avere un’idea del posto, dato che voleva sondarne la potenzialità per metterne a coltivazione diverse migliaia di ettari con piante per il biodiesel. Come avrà fatto ad avere il permesso di coltivare tutta quella terra?

La semplicità  dei contadini da una parte ma anche il loro miraggio del guadagno rapido utilizzando ogni tipo di scorciatoia li rende facili prede da parte di pericoli ben più temibili degli elefanti, che ogni giorno ci guardano muoverci su e giù senza capirne il perché.

Il Cosv è l’unica ONG straniera presente in Matabeleland e quindi, per adesso, gli unici capaci di fornire alle famiglie che vi vivono le informazioni necessarie per interpretare i segnali dei cambiamenti che accadono ed i mezzi per non subirli passivamente.