Diversificare le coltivazioni in Zimbabwe

Il progetto “Livelihood diversification program in Hwange and Binga Districts” si svolge nella parte ovest dello Zimbabwe, o North Matabeleland. Il clima della zona è caldo e secco, il paesaggio caratteristico e’ una savana “alberata”, diversa dalla savana presente nella maggior parte dei paesi del resto dell’Africa, composta generalmente da arbusti bassi.  Il territorio si divide tra le vaste aree di riserva per gli animali, i villaggi rurali e le uniche due cittadine, Hwange e Victoria Falls.

Gli agricoltori della zona si trovano a dover fare i conti con il clima arido caratteristico della zona, che rappresenta una delle difficoltà principali per la diversificazione delle coltivazioni. L’unica fonte di introito familiare è, normalmente, il raccolto di fine anno del miglio. Il guadagno di una famiglia che vende il raccolto ottenuto da un appezzamento di dimensioni medie si aggira intorno ai 200 dollari. Questi soldi sono quelli a disposizione per coprire tutte le spese dell’anno a venire per la famiglia.

A partire da questa situazione, il progetto cerca da una parte di promuovere nei villaggi l’auto-produzione dei semi di cui le singole famiglie hanno bisogno, senza dover fare ricorso ai commercianti; dall’altra intende innescare una serie di riflessioni e promuovere cambiamenti attitudinali nei contadini, per avviare modelli di agricoltura più  idonei alla zona e sostenibili nel tempo.

La grossa componente di formazione presente nell’intervento ha lo scopo di rendere evidente che la sicurezza alimentare si raggiunge attraverso una graduale diversificazione delle attività agricole, soprattutto all’interno del compound abitativo. L’idea è di trasformare, attraverso un percorso diviso in fasi, il contadino in agricoltore, aiutandolo a trovare le risorse non solo per il campo di cereali, ma anche per coltivare orti domestici, per piantare gli alberi da frutta nel perimetro abitativo, per auto-produrre i fertilizzanti ed i pesticidi di cui abbisogna, per allevare animali.

Successivamente, una volta raggiunta questa autosufficienza, si possono innescare i processi di diversificazione delle attività  generatrici di reddito, che possono essere della più svariata natura, e che devono assecondare le propensioni e le abilità personali. Nei villaggi ci si trova di fronte a varie necessità e inclinazioni; è possibile che parte degli individui sia interessata a corsi di formazione in macelleria, piuttosto che in produzione casearia, di prodotti di base quale il sapone, panetteria, o ancora metallurgia, per produrre gli attrezzi agricoli nel proprio villaggio..

Intorno alle città  di Hwange e Binga esistono delle piccole dighe per raccogliere l’acqua di fiumi stagionali; questa viene distribuita, con opere di canalizzazione e distribuzione,  in diversi appezzamenti di varia dimensione, i cosiddetti schemi irrigui, dove si coltivano ortaggi di vario genere. Noi ci stiamo occupando della ricostruzione e manutenzione di alcuni di questi schemi irrigui.

Molto spesso i piccoli agricoltori locali, per quanto riguarda la commercializzazione dei loro prodotti, si trovano a dover fare i conti con la presenza sui mercati di  prodotti che provengono da altre città , la cui qualità è piuttosto alta e il cui prezzo è spesse volte più basso rispetto ai prodotti prodotti localmente.  Nei supermercati di Hwange molti dei prodotti ortofrutticoli arrivano dal Sudafric e nel mercato cittadino si trovano principalmente ortaggi che vengono da Bulawayo (a 300 Km circa da Hwange).

Negli schemi irrigui che supportiamo si vuole mettere in grado di produrre non solo prodotti di qualità , ma soprattutto differenziare la produzione e renderla conosciuta in città . Ma differenziare spesso significa tornare a parlare di attitudini e di cambiamenti da affrontare con coraggio da parte dei coltivatori. La classica domanda che viene posta dai coltivatori locali suona più o meno così: “ Perché’ dovrei produrre ananas se qui nessuno li mangia?” La risposta, dalla quale partire per promuovere il cambiamento di attitudine, è che  nessuno li mangia perché  nessuno li coltiva; gli unici prodotti “diversi” che si vedono in giro sono quelli – costosi – che vengono dall’estero.

Ma a questo punto è legittimo chiedersi “Se un ananas trovasse posto, sul mercato locale, a basso prezzo, la gente lo mangerebbe?” La risposta è si, immediatamente. E questo vale per circa una ventina di ortaggi che si potrebbero coltivare localmente,  e circa una 40 di differenti frutti non coltivati attualmente, ma che potenzialmente potrebbero essere prodotti. A questo proposito, è necessario evidenziare che uno dei principali ostacoli alla diversificazione e alla coltivazione di frutta è la presenza di animali quali elefanti e, soprattutto, scimmie, che letteralmente “rubano” i frutti prima ancora che questi giungano a maturazione. È una questione aperta di non facile soluzione.

La componente, spesso trascurata, della formazione, rivestirà invece un ruolo fondamentale tra le attività  progettuali, per permettere che idee di pochi intraprendenti possano diffondersi e diventare realtà’.

Per fare un esempio di come sia importante valorizzare le idee e gli spunti creativi, si può illustrare l’esperienza di una delle fiere agricole organizzate nell’ambito dell’intervento, alla quale siamo andati insieme al partner locale, nella quale venivano esibiti i prodotti locali migliori, che venivano giudicati e premiati da una giuria popolare.

In un angolo del capannone due studenti di 12 anni hanno timidamente esposto, quasi ignorati, un modello di lavatrice manuale (suggerita loro dall’insegnante  consistente in un cavalletto di legno che sorreggeva un’asta alla quale era agganciato un secchio, e  alla cui estremità era applicata una manovella. All’interno del secchio si sarebbero dovuti mettere i panni con acqua e sapone; girando la manovella si sarebbe fatto ruotare il secchio, lavando così i panni. Gli studenti hanno pensato che potesse essere utile alle persone anziane o con disabilita’.

La maggior parte delle persone non ha visto la cosa più  importante, e cioè lo spirito creativo, fondamentale per poter pensare e  mettere in pratica cose nuove. Quel modello forse un po’ ingenuo di lavatrice poteva essere migliorato con pochi accorgimenti (provare a chiedere alle nonne o cercare sui siti di tecnologie sostenibili), e, se ci sara’ occasione, ce ne occuperemo. Un seme che germina spontaneamente in mezzo alla savana va sicuramente incoraggiato a crescere.