ONG E SICUREZZA DEL PERSONALE

Roma 9 settembre 2015
Le Ong operano spesso in contesti di grave crisi umanitaria. A spingerle è il senso e il valore dell’essere umano, della solidarietà, dell’imperativo umanitario che “impone” loro di soccorrere e proteggere popolazioni in fuga o in pericolo a causa di guerre, fame, catastrofi naturali. Molte Ong da tempo hanno adottato misure per tutelare la sicurezza delle operatrici e degli operatori, considerandola prioritaria.
 
A seguito di tale valutazione, e dopo anni di presenza sul campo nei più importanti e complessi scenari di crisi internazionale, le più importanti Ong italiane – rappresentate dalle tre Reti AOI, CINI, LINK 2007 – si sono date appuntamento presso la sala conferenze internazionali della Farnesina per discutere della salvaguardia e della sicurezza degli operatori dell’emergenza, con la presenza del Ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni. L’intenzione è stata quella di dotarsi di regole, procedure e formazione adeguata per poter fronteggiare i rischi presenti nei diversi contesti di intervento. L’attenzione si è rivolta all’indispensabile equilibrio tra l’imperativo umanitario, che spinge a perseverare nell’azione di aiuto e protezione, e la valutazione del rischio per gli operatori, italiani, internazionali e locali.
 
Un’ulteriore punto di riflessione è stato fornito dalla nuova legge 125/2014 che ha giustamente aperto il sistema italiano della cooperazione allo sviluppo a nuovi soggetti della società civile. Se alcuni hanno già acquisito una buona esperienza, con attività solidaristiche e di cooperazione anche in contesti di conflitto, altri devono approfondire la cultura dell’emergenza e della gestione del rischio, a garanzia della sicurezza del personale. Esistono anche gruppi di volontariato o singoli volontari che, pur nella positività della generosità e fratellanza che esprimono, possono mettersi inavvertitamente in situazioni di rischio eccessivo se non inseriti o collegati ad organizzazioni con esperienza in tali contesti e conoscenza delle dinamiche collegate politiche, sociali, religiose, economiche, claniche.
 
Per tale ragione è richiesto un sempre maggior collegamento tra gli operatori dell’intervento umanitario e le istituzioni e la conferenza “La sicurezza è una cosa seria” ha inteso porsi proprio in questo solco: creare un tavolo di confronto tra Ong e Unità di Crisi del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci), al fine di individuare le migliori ed efficaci modalità per poter coniugare sicurezza e azione umanitaria. In ultimo è stato promosso l’obbiettivo di favorire una sensibilità culturale diffusa, tale da scoraggiare iniziative basate unicamente sulla generosità senza tener adeguatamente conto delle difficoltà che si possono creare, per sé e per altri.
 
La conferenza è stata la sede privilegiata per presentare un dossier frutto del lavoro congiunto tra Ong e Unità di Crisi: “Suggerimenti per la gestione dei rischi e la sicurezza degli operatori delle organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale”. Tale dossier condensa, in alcuni brevi capitoli, informazioni utili a fornire una visione d’insieme delle problematiche relative alla sicurezza in contesti potenzialmente pericolosi e suggerisce comportamenti e regole da adottare