UCRAINA: URGONO SOLUZIONI POLITICHE INNOVATIVE

Appello ai Decisori politici europei. Riportiamo l’appello inviato da LINK2007 all’Alto Rappresentante per la politica estera UE Federica Mogherini, al Ministro degli Esteri Gentiloni, alle Istituzioni europee, ai Parlamentari italiani ed Europei perché siano individuate strategie politiche innovative per cercare di risolvere il conflitto che sta spaccando l’Ucraina e mettendo a rischio la pace nel continente.

 

UCRAINA: URGONO SOLUZIONI POLITICHE INNOVATIVE

 

La situazione in Ucraina sta rapidamente peggiorando, con escalation militari, reali rischi di disgregazione e conseguenze imprevedibili. Sembra di rivedere nuovamente, sul territorio europeo, quanto già vissuto nell’ex Jugoslavia con i devastanti effetti sulle popolazioni civili. Siamo tutti chiamati a ripensare la politica internazionale e trovare soluzioni innovative alle tensioni che possono manifestarsi nei paesi-cerniera, come l’Ucraina, divisi all’interno e nei rapporti esterni. Un atteggiamento dilatorio può essere fatale, con possibili ricadute sul futuro dell’UE e la pace nel continente. La strada intrapresa, quella della contrapposizione crescente, delle sanzioni e conseguenti contro-sanzioni sembra portare al peggioramento delle tensioni e all’aggravamento dei problemi.

 

Diventa quindi necessario un deciso segnale di distensione, da tutte le parti, tenendo presente il complessivo e sempre più problematico contesto internazionale. Alcuni paesi, indipendentemente dalle affermazioni ufficiali, sembrano aver preso coscienza di questa necessità. Avendo seguito i conflitti degli ultimi decenni e avendo potuto analizzarli e valutarli nei risultati, anche considerando le vittime e le sofferenze prodotte, siamo convinti che possano emergere alcune attuabili linee politiche innovative per uscire dall’impasse attuale e per avviare un processo risolutivo. E potrebbero, con un’intensa azione politico-diplomatica, essere assunte dall’Ucraina, dall’UE, dalla NATO e dalla Federazione Russa.

 

1. Il punto di partenza deve essere l’interesse del paese conteso e in difficoltà, l’Ucraina. Quando si cerca una soluzione, gli interessi europeo, russo, americano, atlantico e degli altri paesi coinvolti, pur rimanendo il motore delle scelte politiche, dovrebbero essere valutati in una prospettiva di lungo respiro. Nell’immediato gli interessi politici appaiono antitetici e inconciliabili e alimentano la crisi piuttosto che risolverla. Dalla logica contrastante del proprio interesse, geopolitico e geostrategico, è necessario quindi passare alla logica dell’interesse del paese in crisi, l’Ucraina e, in prospettiva, a quella dell’interesse comune, data la profonda interdipendenza tra Ue/Occidente e Russia: e non solo economica, di fronte alle nuove e pericolose sfide che richiedono la massima collaborazione.

 

2. I paesi-cerniera, a cavallo tra due aree geopolitiche in competizione economica, politica e culturale, dovrebbero essere accettati come sono, senza costringerli a scelte di campo laceranti. L’Ucraina è molto più di un paese-cerniera, avendo un piede ad est e l’altro ad ovest, con una parte della popolazione schierata in questa duplice e contrapposta tensione. Un’attiva, aperta e dinamica neutralità converrebbe all’Ucraina per tutti i benefici che ne possono derivare, ma anche a tutti i paesi confinanti.

 

3. Un’Ucraina non membro dell’Ue, né dell’Unione eurasiatica disegnata da Putin, ma con una neutralità attiva riconosciuta, aperta a rapporti politici, economici, culturali e ad accordi di ampio partenariato e perfino di associazione con l’una o con entrambe le entità, potrebbe garantire la propria unità territoriale, la soggettività e la convivenza delle diverse nazionalità, il proprio sviluppo economico, insieme a quello culturale radicato nella storia e nei legami con aree sia russe che europee.

 

4.Un’Ucraina neutrale e attivamente aperta a cooperazioni a trecentosessanta gradi potrebbe al contempo rappresentare un punto magnetizzante tra l’Ue/l’Occidente e la Russia e potrebbe rafforzarne il rapporto politico-economico e la fiducia reciproca. Anche la globalizzazione ci obbliga a ripensare la politica internazionale, ad individuare e vivere nuove forme di rapporto tra Stati, in una visione innovativa delle relazioni internazionali – in certa misura sempre di potenza, ma basate sulla tensione alla massima cooperazione – presupposto per ulteriori sviluppi economici e soprattutto per assicurare condizioni di pace, a partire dal contesto euro asiatico.

 

5. Sono stati fatti molti errori: dagli ucraini, da parte europea e atlantica e da parte russa. La proposta di adesione dell’Ucraina alla NATO ha inevitabilmente provocato la reazione della Russia e l’aggravamento della tensione. Troppo spesso, negli ultimi decenni, le decisioni politiche non hanno preso nella dovuta considerazione le prevedibili conseguenze delle scelte adottate, con i risultati che sono davanti ai nostri occhi. Le crisi tendono a moltiplicarsi. Occorre quindi uno sforzo di creatività politica, che sappia ripensare le relazioni internazionali ed inventare e codificare nuove forme di convivenza tra Stati e tra Alleanze. Nelle condizioni geopolitiche attuali, non sembra essere nell’interesse dell’Ucraina un cammino definito di adesione all’Unione europea, né tantomeno all’Unione euroasiatica. Mentre è interesse di tutti che l’Ucraina possa, mantenendo la propria integrità territoriale e la soggettività plurale delle sue comunità, rimanere aperta a rapporti politici ed economici e ad alleanze con entrambe le Unioni, a partire dai paesi più vicini.

 

L’Unione europea ha la cultura politica per proporre, nell’attuale complessità del mondo, forme nuove di convivenza pacifica, soprattutto ai propri confini. Che non si basino sul ‘con me o contro di me’, né sui soli interessi immediati, spesso contrapposti, né su fantasiose minacce militari o su discutibili sanzioni, talvolta perfino aggravanti, ma su principi nuovi di relazioni internazionali e su collaborazioni a beneficio reciproco. L’Ucraina potrebbe essere il banco di prova ed è ora il momento per tentare una nuova e decisa proposta di soluzione politica.

 

Roma, 27 Gennaio 2015