Stato Islamico e comunità internazionale : mediazione possibile ?

Armadilla ha propri operatori in Siria e in Libano dal 2004 Nonostante i drammatici eventi che da quasi quattro anni colpiscono il paese siriano, Armadilla continua a realizzare la sua azione a Damasco ed è una delle poche organizzazioni internazionali che attualmente opera nel paese con proprio personale espatriato. La scelta di non abbandonare il paese, a seguito dell’inizio e del successivo aggravarsi della situazione, nasce dalla convinzione che il sostegno alla società civile non può venire a mancare, ma anzi deve essere rafforzato, in questa fase molto delicata e complessa. Due le ragioni fondamentali alla base della scelta.
Emerge, prima di tutto e con estrema evidenza, che la popolazione civile rappresenta la principale vittima di queste tragiche circostanze, colpita da una parte dalle violenze interne, vessata dall’altra dalle conseguenze delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale e dai molteplici effetti della crisi interna (perdita del lavoro, incessante aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, riduzione dei servizi socio-sanitari di base).
In simili contesti, i soggetti più vulnerabili, che sono quelli a cui si indirizza prioritariamente l’azione di Armadilla, diventano ancora più vulnerabili e bisognosi di protezione e sostegno. In secondo luogo, è indubbio che la società civile può svolgere un ruolo molto importante nel processo di mediazione tra le parti in conflitto e di trasformazione in senso democratico, promuovendo un approccio partecipativo a livello territoriale, la creazione di spazi di incontro condivisione e interazione, la costruzione di un sentimento di fiducia.
La scelta di Armadilla di continuare ad operare nel paese è stata sostenuta e incoraggiata da diverse entità internazionali che, se da una parte hanno deciso di sospendere tutti i programmi di cooperazione diretta con il governo, dall’altra hanno inteso confermare il proprio sostegno alla società civile.